"l'Arte è tanta e varia, non la si può classificare in giusta o sbagliata ma solo in bella o meno tale"
domenica 30 ottobre 2011
Altre opere sono nate
Sono nate le "Lacertilie", opere che rappresentano delle lucertole stilizzate, il simbolismo assurge in questi dipinti.
La lucertola, nell'antichità, veniva ritenuta un portafortuna ed emblema della saggezza, sognarla quindi significa che occorre avere più coraggio perché si ha poca decisione nell'affrontare la vita.
Lucertola – è simbolo di visione, del lasciar perdere, dell’auto-protezione; è in grado di portare alla ribalta speranze e timori inconsci. Rappresenta la conservazione, l’annullamento dell’ego, la capacità di richiamare i sogni, così come le difese nascoste e la capacità di capire quando fare marcia indietro.
LUCERTOLA
(dal Dizionario di Mitologia Greca e Latina di Anna Ferrari – Utet editore)
“Lucertola. Nella mitologia classica la lucertola si presenta con significati ambivalenti. Simbolo della saggezza e della fortuna, era considerata emblema del dio Ermes e dell’egizio Serapide; al tempo stesso però era associata ai serpenti, dei quali condivideva gli aspetti ctonii e i valori più oscuri della simbologia. Era credenza diffusa presso i Romani che durante l’inverno la lucertola andasse in letargo per risvegliarsi in primavera; per questo assumeva un significato simbolico anche in ambito funerario, rappresentando la morte e la rinascita, e spesso era riprodotta in questo contesto sulle lastre tombali romane, oppure, in relazione con il tema del sonno, accanto a immagini di amorini dormienti. Ovidio ricorda un mito di metamorfosi che ha per protagoniista la dea Cerere, intenta a vagare sulla terra alla disperata ricerca della figlia Proserpina: arsa dalla sete, essa bussa alla porta di una dimora dove una vecchia donna le porge da bere una bevanda dolce insaporita con orzo tostato. L’avidità con la quale Cerere beve suscita l’ilarità di un ragazzo di passaggio, che scoppia a ridere di lei senza tanti complimenti; la dea, allora, offesa, «senza terminare di bere gli getta in faccia, mentre parla, il liquido con l’orzo. Al ragazzo il volto si copri di macchie, e se prima aveva braccia, ora gli sono zampe, e alle membra mutate si aggiunge una coda; perché poi non potesse più nuocere, il corpo si contrasse sino a ridursi in misura più piccolo di una lucertola (...) e si ebbe un nome appropriato all’aspetto del corpo, che era costellato di chiazze » (Ovidio, Metamorfosi 5.453 ss.; v. anche Ascalabo). L’assimilazione della lucertola al serpente è testimoniata da una celebre scultura di Apollo scolpita da Prassitele, nota da alcune copie e ricordata da Plinio (Naturalis historia 34.70) come raffigurazione dell’Apollo Sauroctono, ossia intento a uccidere una lucertola. Nell’immagine prassitelica viene trasformato in garbata raffigurazione giocosa un tema solenne e terribile della religione e della mitologia. quello della lotta di Apollo, dio solare, contro il serpente Pitone, divinità ctonia: come il dio Apollo assume le aggraziate sembianze di un ragazzino, il terrificante serpente si traduce in un’innocua lucertola e il soggetto diventa una delicata scenetta di genere dai contorni scherzosi e fanciulleschi.”
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Titolo opera: "Lucertola d'oro"Acrilico su tela 50x70
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